L’estate dei divieti
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L’estate dei divieti
Dove non c’è la famiglia ci pensa lo Stato
- di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno II numero 8 ottobre 2009
(clicca qui per leggere questo articolo nella versione editoriale)
Che strana la nostra società. Da qualunque parte la si guardi, l’impressione è che, invece di andare avanti, verso il progresso e un futuro migliore, stia tornando indietro e si stia riappropriando delle parti peggiori del proprio passato. Rispuntano odi tribali, razzismi e guerre di religione, si lasciano morire in mezzo al mare i più disgraziati del pianeta, si picchia a sangue chi è diverso, si stuprano mogli e si violentano bambine handicappate, si fa sesso in cambio di una maglietta nuova o per un telefonino, per pochi euro si rapinano e si ammazzano anziani indifesi, la maleducazione e l’ignoranza dilagano e i nostri fi gli continuano a morire per alcol e droga. Già i nostri fi gli, il bene più prezioso che abbiamo e al quale non dedichiamo più il nostro tempo. Abbiamo smesso di osservarli e non ascoltiamo neanche più le loro paure, i loro sogni e le loro necessità. Presi quasi esclusivamente dal nostro lavoro o da chissà che cosa, quando si torna tardi a casa, spesso neanche ci s’incontra e alla fi ne arriviamo a delegare la funzione educativa alle istituzioni. Nel loro crescere “orfani” la sola cosa che conta è mettersi in evidenza, essere popolari nel gruppo e nella società. Non importa come o perché, l’importante è riuscirci. Droga, alcol e sigarette diventano simboli di appartenenza e, inevitabilmente, più conta il gruppo e meno la famiglia. Già, la famiglia. Molti genitori se provassero a osservare profondamente i propri fi gli, stenterebbero persino a riconoscerli, per quanto in realtà sono diversi da come invece vorrebbero che fossero. I nostri fi gli sembrano quei “compagni di sbronze” abilmente descritti da Charles Bukowski 30 anni fa, dove per non essere emarginati del tutto da quella società che proprio non li considera e da una famiglia troppo distratta, si stordiscono in gruppo con alcol, droga, fumo e sesso, vivendo così una vita dove non esiste altro. Allora per avere visibilità si esagera, e più si esagera più ci si mette in evidenza. Ecco perché, sempre più spesso, si passa dalle solenni sbronze al coma etilico, o peggio ancora ai decessi. L’alcol che una volta i giovani disprezzavano perché roba da “vecchi ubriaconi”, oggi è moda. Bevono tutti e la cosa più preoccupante è che si comincia sempre più giovani, addirittura intorno ai 12 anni. E sono proprio i più giovani che “per seguire la moda”, sempre più spesso affollano i centri di recupero per alcolisti o li troviamo addirittura distesi in qualche angolo della città, in fi n di vita. Negli ultimi anni in Italia sono morti decine ragazzi mentre centinaia sono finiti in ospedale per coma etilico o per overdose. Ormai a Roma, Berlino, Amburgo, Dublino (ma l’elenco è lungo…), non si va più per visitare musei o monumenti, per osservare gli usi e costumi della gente, ma per partecipare a quei tour alcolici organizzati su Internet, dove per 20 euro ti portano nei pub della città, garantendo sbornie indimenticabili da raccontare al rientro in patria. Proprio come il ragazzo trovato morto a Roma, caduto, perché ubriaco fradicio, da un ponte sul Tevere dopo aver partecipato a un tour alcolico nella capitale. Oppure i due giovani morti in due diversi rave party in Puglia, sempre dopo una sbornia colossale. Non vanno dimenticate, inoltre, tutte le stragi compiute sulle strade, sempre per colpa di alcol e droga. E dopo tutti questi casi, lo Stato si è sentito in dovere di sostituirsi ai genitori assenti, per cercare di mettere un freno a questa moda tremenda e per tutelare il futuro della Nazione. E’ da poco terminata l’estate, la prima senza alcol e sigarette per gli adolescenti. A Milano, Roma, Viareggio, Jesolo e in molte altre parti d’Italia è stata proibita la vendita degli alcolici ai minori di 16 anni, mentre sull’isola d’Elba è stata vietata la vendita delle sigarette ai giovanissimi. Le ordinanze adottate in queste città sono andate a regolare, per quanto possibile, il divertimento e a garantire allo stesso tempo la sicurezza personale e collettiva. A Milano chi somministrava alcol ai minori di 16 anni è incorso in una multa di 450 euro, la stessa recapitata a casa dei genitori, andando di fatto a sanzionare una sorta di omesso controllo da parte di chi esercita la patria potestà. A Roma, il sindaco Gianni Alemanno ha voluto punire solo gli esercenti che non hanno rispettato la legge, non i genitori, con i quali invece intende invece compiere un’opera di comune prevenzione. secondo il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, l’approccioscontro non paga, bisogna intervenire sul piano culturale, sostenendo le famiglie e la scuola, ma compito delle istituzioni è stare vicino alle famiglie, non sostituirsi ad esse. Secondo il parere di chi scrive, la famiglia da sola non basta, occorre che anche la scuola e le amicizie siano quelle giuste. Se l’estate dei divieti è riuscita a salvare la vita anche solo di un ragazzino e insegnato a un altro il rischio che si corre a seguire quest’assurda moda, per la prima volta ben vengano le restrizioni, con la speranza che siano superate da uno sguardo tra padre e figlio o da una tenerezza materna.
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