Il "compagno" FINI
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Il “compagno” FINI
Il buon Gianfranco sembra uomo di sinistra.
E gli elettori cosa penseranno?
- di Guerrino Iacopini -
Pubblicato su Profili Italia anno II numero 4 maggio 2009
(clicca quì per leggere questo articolo nella versione editoriale)
Gran parte degli ex elettori del MSI prima e di Alleanza Nazionale poi da qualche tempo non si riconoscono più in Gianfranco Fini e nei suoi colonnelli. Chi sostiene che a Fiuggi si era pensato di portare il MSI nella direzione attuale mente sapendo di mentire, come pure non dice il vero chi sostiene che le loro trasformazioni sono state dettate dall’evolversi dei tempi e non sono il frutto di una strategia politica del tutto opportunistica. Il Presidente della Camera, per paura di non apparire gradito come leader istituzionale, e di conseguenza correre il rischio di non salire ancora qualche gradino nella scalinata del potere, ha fatto suoi principi e pensieri della sinistra. Quelle che lui espone non sono idee e obiettivi di una destra liberale e occidentale, ma modelli culturali di sinistra. Fini e i suoi colonnelli sono diventati l’esatto contrario di quanto hanno sempre sostenuto di essere. Non ci sarebbe nulla di scandaloso nel dire: “Cari ex camerati, abbiamo voluto guardare un attimo dentro noi stessi e ci siamo accorti che in realtà non eravamo quelli che pensavamo di essere. Pertanto da domani ci dimetteremo dalle nostre cariche e ci iscriviamo tutti al Partito comunista”. Ormai quella di Fini è una svolta solitaria, in palese contrasto con il suo elettorato tradizionale e con la maggioranza del suo partito. Il Presidente della Camera, da persona intelligente, sa che continuare su questa strada alla fi ne lo porterà a fare i conti con la volontà dei suoi elettori, i quali difficilmente accetteranno come guida una figura che non crede più negli stessi ideali e presenta un dna molto diverso dal loro. Finché dura il Pdl, Fini non avrà problemi con gli ex elettori di An. Ma cosa accadrà se il matrimonio tra FI e An non dovesse durare? Dando per scontato che la cosa non è poi tanto improbabile, credo che il partito si vedrebbe costretto a cambiare leader. E forse (se la conversione è reale) sarebbe un bene per lo stesso Fini, che, seppur vero rimarrebbe senza partito, potrebbe esprimere veramente se stesso senza timore alcuno, anche perché nessuno meglio di lui sa che in An per portare gli iscritti sui suoi stessi principi non basterebbe un’altra generazione. Traghettare gli ex comunisti e gli ex fascisti sulla sponda costituzionale è scelta coraggiosa e nello stesso tempo ardua, anche perché la trasformazione politica in corso è stata talmente veloce che nessuno schieramento politico era preparato a tanto, quindi nessuno ha trovato il tempo di educare le masse ai nuovi eventi. Se Fini si spaccia per socialista, Veltroni per democristiano e Franceschini per comunista, la confusione regna sovrana nella gente comune, ormai abbandonata a se stessa, senza più riferimenti certi. La metamorfosi politica sta disegnando scenari sconosciuti, che non lasciano trapelare dove ci condurranno e cosa ci offriranno. La popolazione è seriamente preoccupata per il domani. All’orizzonte non si intravedono idee, progetti e strategie che possano farci stare tranquilli. La maggioranza degli italiani ha compreso che il presente è caratterizzato dal binomio Popolo e Potere, dove il Popolo conta sempre meno e il Potere sempre più. Più persone capiranno questo e meno conterà quello che i leader politici sosterranno. Alla fine prevarrà chi riuscirà a farci arrivare alla fine del mese nel modo più dignitoso possibile.
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