Giustizia telematica
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Giustizia telematica
In italia funziona poco e male
– di Guerrino Iacopini –
Pubblicato su Profili Italia anno III numero 2 marzo 2010
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Non bisogna necessariamente essere di destra per sostenere che in Italia tutto ciò che attiene alla “Giustizia” andrebbe onestamente rivisto, perché ormai non si può più nascondere che il “terzo potere” dello Stato è gravemente malato. La maggioranza dei nostri concittadini non ha alcuna fiducia nella giustizia e non passa giorno che sentenze scandalose turbino l’animo degli italiani e minino la fiducia degli stessi verso l’autorità giudiziaria. Tribunali fatiscenti, processi senza termine, costi pazzeschi, fanno sì che sempre più spesso chi subisce un torto o un danno decida di non intraprendere un procedimento giudiziario a propria difesa, perché questo, per i motivi appena esposti, è più doloroso del torto o del danno subiti. E le nuove tecnologie di certo non potranno risolvere gli antichi mali della giustizia italiana, ma sicuramente darebbero il loro contributo per migliorarla. Iniziare un procedimento giudiziario e seguirne l’evolversi interamente in Rete, senza doversi poi recare fisicamente in tribunale per l’udienza, scambiare i documenti attraverso i sistemi informatici, ridurre i tempi dell’intero processo e ovviamente i costi, sarebbero solo alcune migliorie che cittadini e imprese si aspettano dall’accesso ai servizi telematici. Nel 2007, il Consiglio d’Europa, preso atto che nella Comunità Europea circa 10 milioni di persone sono implicate in controversie transfrontaliere, ha deciso di creare un portale europeo esclusivamente per l’ejustice, in modo da garantire al cittadino un migliore accesso alla giustizia, ma anche di incrementare l’efficienza del mercato unico. Ma siamo ancora molto lontani dall’idea di un vero e proprio processo elettronico. In Finlandia, invece, già a partire dal 1993 i procedimenti civili iniziano tramite una comunicazione telematica e, sempre in materia civile, quasi tutti i documenti ricevuti dalle Corti sono in formato elettronico. Dal 1998 le stesse procedure informatiche sono utilizzate anche per i procedimenti penali. In Austria, tutte le comunicazioni tra gli uffici giudiziari e gli avvocati avvengono in formato elettronico, inoltre, invece di depositare gli atti in formato cartaceo, spedendoli agli uffici giudiziari in formato elettronico, si ottiene una notevole riduzione sui cosiddetti diritti di cancelleria. Gli uffici giudiziari tedeschi e quelli portoghesi adottano già da tempo decreti ingiuntivi telematici, e in Inghilterra si può ottenere addirittura un decreto ingiuntivo esecutivo, grazie a una procedura informatica via web, senza l’intervento del giudice se la parte debitrice non vi si oppone. In Italia sono stati compiuti grandi investimenti nel settore della giustizia telematica, specialmente nel cosiddetto “Processo civile telematico” e nel “fascicolo elettronico”, ma i risultati ad oggi sono apparsi piuttosto deludenti. Molti si domandano perché ciò che in altri Paesi è semplice ed efficiente, da noi è complicato e non funziona mai. Forse perché siamo noi a volere che molte, moltissime cose non funzionino. Prendiamo ad esempio l’informatizzazione nella Pubblica Amministrazione. All’estero va che è una meraviglia ed è concepita come servizio ai cittadini e alle imprese. Nella nostra P.A. invece, è il più grande business del momento. Chi controlla se un sito web risponde effettivamente alle necessità degli utenti? E che non sia soltanto uno specchietto per le allodole, portando fiumi di soldi alle ditte realizzatrici, che come al solito sono di proprietà dei soliti amici degli amici? Chi controlla se un portale che vale 500.000 euro è stato invece pagato 1.000.000 di euro? Perché nella nostra P.A. un programma ordinato in versione 1.0, l’anno seguente si riacquista in versione 2.0, l’anno dopo ancora in versione 3.0 e così via, mentre da altre parti questo non avviene? Non è che la giustizia elettronica fuori funziona perché concepita come un “servizio” funzionale ed efficiente per i suoi utenti, finalizzato ad aumentare il benessere dei cittadini, la crescita e la competitività del Paese, nonché la fi ducia nelle istituzioni, mentre da noi è contemplata solo come potere?
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